Underwood

Due fotografi, Claudio Spoletini e Sebastiano Messina, tutti e due stregati dall’immagine non oggettiva ma costruita, cercata, che racconti sensazioni, che riporti emozioni. Uno, Claudio, più attratto dal valore surreale degli oggetti, dai rapporti che si vengono a creare tra il vero e le sue ombre, tra la realtà di un fondale dipinto e la fantasia invisibile degli occhi di una donna che passa. L’altro, Sebastiano, più onirico, malinconico, monocromatico e legato, nel colore, alla tradizione del bianco e nero. Claudio e Sebastiano espongono a Underwood la ricerca di questi ultimissimi anni: fotografie dai toni caldi, costruite su diversi piani di lettura, che operano un varco e lasciano il segno in chi osserva. C’è contemporaneità nel loro lavoro con le sensazioni, gli spunti, la ricerca di grandi maestri dell’immagine. Loro due lo dicono chiaramente che hanno amato e amano Fellini e Wenders. Claudio e Sebastiano alla fine sono legati alla storia che tutti noi stiamo vivendo. Loro con gli occhi meccanici di una camera da tenere in mezzo tra il cervello e la realtà.