Immaginando Pasolini

Che Pier Paolo Pasolini sia qualche decennio fa entrato nelle giornate di tutti e che vi rimanga, con la sua passione di essere e di cercare, con la sua disperazione di creatura scontenta eppure innamorata del mondo, ne danno un’ulteriore prova le immagini dedicate a lui ed alla sua poesia da Sebastiano Messina e da Claudio Spoletini.

Una mostra di materiali – che vanno dalla fotografia al collage, dove è l’invenzione ad aver la meglio, a percorrere la vita mescolando i sogni alle veglie – ispirati dall’energia inesausta, dall’onnivora attenzione del poeta di Casarsa, ma che sopra tutto ricreano quei suoi empiti di scrittura; in un al­trove che al regista e al pittore Pasolini sarebbe assai piaciuto per la grazia sommessa, per la semplicità e il vigore e la concisione dei segni, delle im­magini.

È la poesia a divenire figura prossima, toccata. È un territorio aspro, lo stesso che ancora traversiamo e patiamo: la città delle case alveare, le scom­poste rovine, volti e messaggi che affiorano da mura malferme, ma anche le stanze aperte su cieli gremiti di mostri, le mai vinte paure, gli incubi della mente, i simboli della corruzione e della morte, e ancora lei, la poesia, chiusa in un fiore segmentato, colta in una mano china sulla tomba di Gramsci, in­travista al di là di una rete fra sterpi e immondizie.

Insomma una congerie di cenni, di allusioni, di verità pressanti, insistite, sofferte. Ed è un omaggio e una memoria, il durare di un’inesauribile forza che appartiene a quanti hanno volontà di resistere e di opporsi al poco e al precario delle società orbe e distratte, il seguitare il cammino ancora cercan­do l’uscita ed altre mappe.